Le radici del Lindy Hop possono essere ricercate ad inzio anni venti, all’interno del movimento artistico e culturale definito Harlem Renaissance. Fu proprio Harlem, il famoso quartiere newyorkese, ad assistere agli albori di questo fenomeno sociale. Il movimento rappresentò l’esplosione della vitalità e della cultura afroamericana in opposizione alle molteplici discriminazioni da parte dei bianchi. Il Lindy Hop nacque, quindi, come forma espressiva propria, e non filtrata, di quelle comunità ampiamente discriminate.
La culla del Lindy Hop fu sicuramente il Savoy Ballroom, uno dei più famosi ed importanti locali da ballo newyorkese. In occasione della maratona di ballo organizzata per celebrare la trasvolata sull’Atlantico di Charles Lindebergh (detto Lindy), uno scatenato Shorty George Snowden eseguì diversi passi e balzi (appunto, hop) mescolando diversi stili di ballo europei e americani. Quando gli chiesero cosa avesse appena fatto, semplicemente, rispose di aver eseguito il Lindy Hop. Probabilmente il termine Lindy Hop comparve per altri motivi ed in altri contesti, ma questa è una delle storie legate a questo ballo più apprezzate e curiose. Per cui, anche noi, vogliamo credere a quanti continuano a raccontarla.
Un segno indelebile nell’evoluzione del Lindy Hop fu tracciato comunque nella metà degli anni trenta. Quando un semi sconosciuto Frankie Manning iniziò a calcare le piste da ballo ed i palcoscenici più in voga della Swing Era. Manning contribuì al superamento dell’impostazione prettamente orizzontale del Lindy Hop iniziando ad eseguire le prime evoluzioni acrobatiche.
Con l’avvicendarsi della Seconda Guerra Mondiale, come per la quasi totalità delle forme d’arte, anche lo sviluppo del Lindy Hop registrò un’importante interruzione. Finita la guerra, sulla scorta di un nuovo spirito di rinascita, anche il Lindy Hop venne riscoperto e diffuso in tutto il mondo.
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